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Maternità… oneri e onori! La gravidanza è un periodo di attesa e speranza, ma questo non preclude che ci siano molteplici aspetti della propria salute da tenere in considerazione e diversi esami medici a cui sottoporsi con costanza e massima attenzione.
Il lungo cammino verso la nascita del proprio bambino o bambina, pertanto, deve seguire una certa tabella di marcia formata da bilanci di salute con la propria ostetrica o ginecologo, visite mediche, esami, controlli e, alle volte, terapie affinché tutto vada per il meglio.
Che esami si fanno prima del parto?
In questo articolo, cerchiamo di fornire una panoramica generale in merito a tale argomento, descrivendo ciascun controllo medico in modo accurato ed esaustivo.
L'avvicinamento della data presunta per il parto è scandito da importanti segnali che l'organismo manda allo scopo di consentire un monitoraggio e una valutazione accurata: per questo motivo, quindi, sono previsti alcuni controlli di routine che sono finalizzati alla verifica del benessere materno e fetale.
Nonostante sia pregno di impegni, tale periodo può essere affrontato con estrema tranquillità e calma grazie ai medici e al personale sanitario che contribuiranno nella creazione di un ambiente sereno e disteso durante i vari esami strumentali o di laboratorio.
Gli ultimi esami previsti dalle linee guida del Ministero della Salute dovrebbero essere fatti a partire dalla 33ª settimana sino alla 37ª; durante questo periodo di tempo, che corrisponde al 3° trimestre, il percorso di crescita prevede dei controlli medici mirati e specifici al fine anche di assicurarsi che tutto proceda in maniera fisiologica.
Ma vediamo insieme quali sono le ultime analisi da fare in gravidanza.
Uno dei primi esami ai quali la futura mamma si sottopone nell'ultimissimo periodo pre-parto è il tampone vaginale-rettale che non rientra tra gli esami di routine ma viene prescritto dai medici durante il terzo trimestre.
Il principale scopo di tale controllo è l'individuazione della presenza di Streptococco beta-emolitico di gruppo B, ossia un batterio totalmente innocuo per la mamma ma potenzialmente pericoloso per il neonato post-nascita.
Qualora l'esito dell'esame dovesse essere positivo, è sufficiente instaurare una terapia antibiotica da effettuare durante il travaglio e in corrispondenza della rottura delle membrane.
Innanzitutto, è doveroso precisare che si tratta di un prelievo di un paio di secondi di una piccolissima quantità di secrezione vaginale e rettale; lo strumento che viene adoperato a questo scopo è un bastoncino sterile che viene inserito nella vagina e nel retto.
Il tampone non è assolutamente doloroso e invasivo, ma potrebbe arrecare solamente un piccolo fastidio durante l'esecuzione vera e propria.
Tale esame si esegue in corrispondenza della 36ª o della 37ª settimana di gestazione, in modo da avere un risultato congruo a quello che è il periodo di gravidanza.
Perché è necessario prelevare anche un po' di secreto rettale?
Sostanzialmente perché l'ambiente intestinale è facilmente attaccabile dai germi e dalle colonie batteriche; inoltre, è molto frequente che il canale vaginale e quello rettale siano colpiti dalla stessa contaminazione, anche se in tempi diversi.
Non sono necessarie delle specifiche preparazioni all'esame, ma si possono adottare alcuni accorgimenti: ad esempio, è opportuno evitare rapporti sessuali nelle 24 o 48 ore precedenti all'esame, così come è meglio non eseguire lavande vaginali, usare creme o assumere antibiotici nella settimana che precede il controllo medico.
Se il tampone risulta positivo, la cura antibiotica che il medico prescriverà sarà totalmente in grado di debellare l'infezione, somministrando il farmaco durante la fase di travaglio.
Ad ogni modo, il tampone vaginale e rettale è uno dei primissimi metodi d'indagine che precedono il parto: ogni futura mamma dovrebbe sottoporvisi per una prevenzione efficace!
Durante il terzo trimestre di gravidanza, la futura mamma dovrà sottoporsi anche a degli importantissimi esami del sangue, i quali vanno a valutare una serie di parametri utili al monitoraggio del suo quadro clinico.
Ad esempio, uno degli esami è quello che valuta la curva da carico di glucosio, la quale si svolge dalla 16ª alla 18ª settimana o dalla 26ª alla 28ª settimana in base alla gravità dei fattori di rischio, come l'età superiore ai 35 anni, il sovrappeso, la presenza di diabete gestazionale, una gravidanza precedente con parto macrosomico o la presenza di familiari affetti da diabete di tipo 2.
Oltre alla curva da carico di glucosio, è importante anche il Toxo test per escludere una positività alla Toxoplasmosi e l'emocromo per verificare l’adattamento del corpo materno alla gravidanza, esami che andranno confrontati con gli esiti avuti durante il primo trimestre di gravidanza in modo da notare eventuali cambiamenti che necessitano di un approfondimento.
I test per l'HIV, la sifilide e l'epatite B e C sono esami che vengono ripetuti nel terzo trimestre di gravidanza: nello specifico, quello per l'epatite B viene tenuto in alta considerazione dei medici dato che, qualora l'esito sia positivo, si rende fondamentale la pianificazione della somministrazione di immunoglobuline al neonato durante le sue prime 72 ore di vita.
Infine, vi è anche il test di Coombs indiretto, il quale mira a verificare il gruppo sanguigno della mamma e del suo partner.
Concludiamo questa attenta disamina su quelli che sono gli esami pre-parto con il test delle urine.
In linea generale, tale controllo viene effettuato solo nel primo e nel terzo trimestre di gravidanza o in caso di sintomatologia associata, dato che è in grado di fornire importanti informazioni sullo stato di salute della mamma, di rilevare potenziali infezioni urinarie e di verificare il diabete gestazionale e la preeclampsia.
Se effettuato in strutture pubbliche o convenzionate con l'ASL, l'esame è totalmente gratuito.
Il referto si divide in 2 grandi macro-aree: la componente chimico-fisica dell'urina e l'esame microscopico del sedimento che si pone al di sotto della provetta.
La prima parte analizza delle proprietà organolettiche dell'urina, come il suo peso specifico, la densità, il pH, l'aspetto, il colore, i nitriti, i corpi chetonici, il quantitativo di bilirubina e urobilinogeno, il glucosio e le proteine presenti.
Il sedimento che viene analizzato, invece, prevede l'attenta valutazione di tutte le componenti biologiche insite nell'urina, come eventuali globuli bianchi, eritrociti o emazie, cellule epiteliali, cristalli e batteri o miceti: il tutto è finalizzato all'individuazione di potenziali patologie delle vie urinarie in corso o passate completamente in sordina.
Solitamente, l'esame delle urine viene effettuato sempre al mattino, quando c'è una maggiore concentrazione delle sostanze succitate, mentre non è necessario rimanere a digiuno prima del test.
Il campione deve essere portato al laboratorio non più tardi di 2 ore dall'esecuzione, onde evitare una potenziale degradazione e alterazione delle sostanze disciolte nell'urina che porterebbe ad un'analisi poco significativa.
Insomma, gli ultimi mesi di gravidanza devono essere accompagnati da un percorso di esami e controlli medici ben eseguiti e pianificati: in questo modo è possibile verificare e individuare tempestivamente eventuali situazioni patologiche per la mamma e per il bambino, al fine di ottenere una nascita fisiologica e soprattutto positiva, ricca di gioia e felicità per la mamma e i diretti familiari!
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